A Cremona è nato e cresciuto. Non solo anagraficamente, ma anche calcisticamente. Ed è approdato alle più alte vette sapendosi ritagliare un posto nell'Olimpo dei miti del calcio italiano e internazionale. Antonio Cabrini è finito in questi giorni in ospedale per problemi alle ginocchia dovendosi dotare di protesi. "Il calcio - ha commentato lapidariamente- presenta sempre il conto". Tra gli eroi dell'Italia ai mondiali di Spagna del 1982, Cabrini ha ripercorso in un'intervista rilasciata a Il Giornale il suo glorioso cammino di terzino sinistro che sedusse anche Giampiero Boniperti e Sandro Pertini.
Gli esordi alla Cremonese
Il bell'Antonio, come fu chiamato spesso per via del suo aspetto avvenente che lo portava a essere molto corteggiato e desiderato dalle esponenti del gentil sesso, ha cominciato a masticare pane e calcio prima con il San Giorgio e poi, tra il 1973 e il 1975, proprio con la Cremonese da cui ha poi spiccato il volo verso il calcio professionistico. Ha solo sedici anni quando l'allora tecnico grigiorosso Giovan Battista Rota lo fa esordire con l'Empoli in serie C. E lui, che inizialmente , più che ai campi di calcio, sembrava destinato ai campi da coltivare appartenendo a una famiglia di agricoltori, dimostra subito di che pasta sia fatto lasciando un'eredità di 29 presenze e due reti. Di quell'esperienza racconterà alla Provincia che "è stata qualcosa di speciale, perché a Cremona ci sono nato e perché da lì sono diventato uomo e ho poi conosciuto una carriera di successi"
Il passaggio all'Atalanta e l'esplosione alla Juventus
Il passaggio all'Atalanta in cadetteria dove scenderà in campo trentacinque volte e segnerà una rete gli aprirà le porte della gloria targata Juventus. Con i colori bianconeri, a cui lascerà una presenza di 440 partite e 52 reti, avrà modo di vincere una Coppa dei Campioni, una delle Coppe, una Uefa, sei scudetti, due Coppe Italia, una Supercoppa Uefa e una Coppa Intercontinentale. La sua vita alla Juventus si intreccia a doppio filo con quella della nazionale di Enzo Bearzot che frequenta per settantatrè volte con nove reti, ma con la quale, soprattutto, porta a casa nel 1982 il terzo mondiale dell'Italia grazie a quell'epica finale vinta per 3-1 contro la Germania. In quest'ultimo caso si apre un'aneddotica a parte con un rigore che proprio lui fallì al minuto 24 tirando a lato e graziando l'allora portiere teutonico Harald Schumacher. Ma fu un errore compensato, oltrechè dalla larga vittoria degli azzurri, anche da un suo prosieguo di prestazione maiuscolo. "Quel rigore sbagliato - avrà modo di dire in seguito - fu dovuto a un momento di distrazione". Della Juventus dirà: "è il ricordo più bello della mia vita, una seconda famiglia".
La conclusione della carriera di calciatore con il Bologna
Gli ultimi scampoli del bell'Antonio versione calciatore lo hanno portato all'ombra delle due Torri a vestire la casacca del Bologna con 55 presenze e due reti e il raggiungimento dei quarti di finale di Coppa Italia.
La seconda vita da allenatore
Dopo avere appeso le scarpe al chiodo, Cabrini rimane nel mondo del calcio.e si cimenta come allenatore partendo dall'Arezzo e proseguendo con Crotone, Pisa, Novara, nazionale siriana e nazionale azzurra femminile.
I mille interessi extracalcio
Ben lungi dal limitarsi all'universo calcistico, gli interessi di Cabrini sono stati ampi e multiformi. Si è infatti cimentato nell'impegno politico, nella scrittura di libri tra i quali "Io Antonio" e "Il ricatto perfetto", è stato ambasciatore per Expo 2015, telecronista e persino concorrente nella trasmissione "L'isola dei famosi".
Il suo ascendente sull'universo femminile
Di piacere molto all'altra metà del cielo Cabrini era altamente consapevole ma, a quanto disse, seppe comunque sempre tenere scisso quest'aspetto da quello professionale: "ho avuto donne bellissime- ha spiegato - ma ogni qualvolta vi era un evento sportivo in programma, ci fosse stata anche miss mondo, sapevo dire, no, facciamo un'altra volta".
Gli aneddoti con Boniperti e Pertini
Cabrini ha molti personaggi scolpiti nella sua memoria. Ma due più di tutti, l'ex presidente della Juventus, il compianto Giampiero Boniperti e l'altrettanto compianto ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Del primo dirà: "Boniperti era un trascinatore, sapeva inculcare in tutti lo stile della Juventus". Del secondo, invece, osserverà come lo abbia molto consolato dopo l'episodio del rigore sbagliato: "mi scusai con lui e mi rispose che sbagliare un rigore è cosa che sarebbe potuta capitare a tutti". +
Il calcio secondo Cabrini
Il fidanzato d'Italia, altro soprannome che gli fu affibbiato, non dimenticò mai la necessità di dare al calcio il suo giusto peso: "è un gioco - disse in un'intervista- e se smettiamo di giocare, allora smettiamo di essere uomini e non solo calciatori".
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