La sosta internazionale di ottobre si è conclusa e la Cremonese è pronta a tornare allo “Zini” dopo quasi un mese di attesa: lunedì 20 ottobre alle ore 20.45 i grigiorossi affronteranno l’Udinese in occasione della 7a giornata di Serie A Enilive. Alla vigilia della gara mister Davide Nicola è intervenuto in conferenza stampa.
Come pensa di gestire gli sforzi in vista degli impegni ravvicinati delle prossime settimane?
“Prima di tutto arriva l’Udinese, una squadra al secondo anno di progetto tecnico-tattico e al trentesimo consecutivo di permanenza in Serie A, un dato straordinario anche solo da citare. Loro rappresentano un modello per tante squadre, sono una formazione fisica capace di attaccare con più strategie: servirà una partita di grande coraggio e organizzazione, sapendo che il pubblico potrà darci una grandissima mano e che veniamo da due settimane in cui abbiamo lavorato su noi stessi per migliorarci. In Serie A bisogna aumentare la capacità di sfruttare gli spazi in ampiezza, allargando e restringendo il campo. Abbiamo dato il via ad un nuovo step migliorativo che ci porti ad essere costantemente mobili, cercando di proporre senza perdere l’equilibrio”.
Prima dell’Inter disse che sarebbe stata una partita utile per imparare dai più forti. Cosa ha cercato di sedimentare in queste due settimane, alla luce di quanto visto a San Siro?
“Lo considero come un apprendimento sul livello che serve quando si incontrano certe squadre in certi contesti. Con il tempo i valori vengono fuori, sono partite che non vorresti mai cancellare perché dimostrano le zone di miglioramento e la qualità è talmente elevata che è necessario imparare altre strategie per essere competitivi. Siamo consapevoli di aver sfidato un avversario forte, siamo riusciti a fare gol e allo stesso tempo ci ha dato la possibilità che ci sono altre strategie da assimilare e mettere in campo da qui alla fine. Per noi è stato un impegno importante: con entusiasmo, forza e analisi in queste due settimane abbiamo lavorato a questo tipo di apprendimento. Sono sicuro che con il tempo impareremo sempre più cose e a farle sempre meglio”.
Ha recuperato qualche giocatore durante la sosta?
“Oltre a Collocolo l’unico indisponibile è Moumbagna, che forse alla fine della prossima settimana farà parte del lavoro con la squadra. Con Vardy, Sarmiento, Payero, Barbieri ci stiamo portando avanti. Adesso abbiamo qualche difficoltà numerica a centrocampo perché con l’assenza di Collocolo mancano alcune caratteristiche, alcuni di questi giocatori hanno già 80 minuti nelle gambe, altri forse meno. L’importante è aver avuto due settimane di lavoro pieno, nella quale tutti hanno lavorato bene e con intensità. Ora lavoreremo sul minutaggio per permettere loro di esprimersi nel migliore dei modi, fermo restando che ogni allenamento e ogni partita servono a migliorare la condizione. Audero lavorerà con noi a partire dalla prossima settimana e potremo fare un programma più preciso”.
In una sfida come quella di domani, quanto potrebbe contare una giocata individuale?
“Il lampo, l’imprevedibilità e la classe dei giocatori contano sempre. In un campionato come questo servono certezze e lavoro, proprio per sfruttare questa fantasia che può essere data sia dal gioco che dalla qualità singola del giocatore. Nel calcio l’imprevedibilità fa la differenza, l’organizzazione ti permette di sfruttarla al massimo e limitare quella degli altri”.
Ha pensato a qualche novità dal punto di vista tattico?
“Sin qui abbiamo lavorato in maniera funzionale alla struttura della squadra, la tattica è composta da diversi fattori: la capacità di cambiare il modo in cui si sviluppa il gioco e in cui si rifinisce, senza essere prevedibili. Allo stesso tempo è anche il passaggio da una fase all’altra, perché non basta costruire e occupare gli spazi, serve capire che mentre aspetti una fase ne stai preparando un’altra. In queste due settimane abbiamo cercato di unire le due fasi, dando importanza alla transizione per poter avere più velocità e capacità cognitiva nel leggere gli spazi e i movimenti degli avversari. La difficoltà nel calcio è rendere semplice ciò che è drammaticamente complesso, perché è frutto di mille situazioni, ventidue diverse menti in campo e una percezione diversa per ciascuno. Da subito abbiamo cercato di dare un’identità che permetta di occupare lo spazio in modi diversi, ma serve metterla a frutto con un’esecuzione fluida e brillante, rispettando le caratteristiche dei giocatori”.
Il tecnico avversario Runjaic ha detto che i giocatori della Cremonese hanno più esperienza in Serie A di quelli bianconeri. Una strategia per spostare la pressione su di voi?
“Io sono molto pratico, credo che l’attenzione debba essere rivolta allo sviluppo personale. L’Udinese fa da anni questa categoria, ha i suoi mezzi e noi abbiamo i nostri: posso dire che Vandeputte, Collocolo, Vazquez, Bonazzoli e altri sono giocatori che lo scorso anno erano in Serie B e alcuni sono alla prima esperienza in Serie A, ma crediamo in loro perché pensiamo possano stare in questo campionato. Noi abbiamo creato una squadra che potesse conservare ciò che aveva di buono implementando qualcosa a livello tecnico tattico”.
Floriani Mussolini non ha brillato al debutto da titolare, forse è più adatto a subentrare a gara in corso?
“Mi piacerebbe che Cremona diventasse un punto di riferimento in termini di mentalità nei confronti dei giovani. Romano è un 2003 alla prima esperienza in Serie A, che ha le caratteristiche e la qualità per poterla fare: per questo bisogna sostenerlo, aiutandolo a crescere ancora più velocemente. Ha fatto la sua prima esperienza da titolare a San Siro, prendendo consapevolezza nei suoi mezzi potrà fare partite straordinarie perché ne ha i mezzi. Io mi concentro sui giocatori con potenzialità, di cui la Cremonese un giorno potrà orgogliosa. Abbiamo giocatori che possono interpretare posizioni diverse, ma farlo a Milano contro l’Inter non è semplice. L’importante è trasmettere il giusto coraggio, la voglia di sperimentare per sfruttare tutte le qualità: io sono convinto che i ragazzi nel girone ritorno saranno tutt’altri giocatori, e già oggi stanno facendo un cammino del quale bisognerebbe essere contenti. Noi però siamo molto pignoli con noi stessi e vogliamo migliorare sempre, senza dimenticare che ognuno ha i propri tempi di apprendimento. Sono certo che alla fine tutto torni”.
Che minutaggio ha Vardy?
“Lui è a posto, penso che possa avere dai 50 ai 90 minuti, dipende dal ritmo della partita: senza dubbio ha dimostrato di avere una certa mentalità scegliendo la Cremo, era solo questione di iniziare a lavorare con frequenza con i compagni. A Milano ha mostrato grande determinazione in diversi momenti, potrei prenderlo in considerazione dal primo minuto. Da lui, come dagli altri, mi aspetto la voglia di credere ciecamente in ciò che sta facendo e la consapevolezza di rappresentare una squadra che ha un obiettivo molto chiaro in questa categoria”.
Nel calcio di oggi prevale molto la marcatura a uomo. Crede che questa strategia riduca lo spettacolo delle partite?
“Il calcio italiano di oggi deriva proprio dalla marcatura a uomo del calcio di una volta, in cui comunque non mi sembrava mancasse lo spettacolo. Il calcio cambia continuamente, credo che la marcatura a uomo ci sia sempre stata e sempre ci sarà: qualcuno la interpreta a tutto campo e altri nelle zone di competenza. Siamo passati dalla concezione di interpretare solo lo spazio ad altre dinamiche, ma il bello di questo sport è la diversità, anche perché a fronte dei diversi obiettivi le strategie devono cambiare per forza”.
Alla luce dei risultati di ieri, teme che domani possa prevalere la paura di perdere per entrambe le squadre?
“Io ho pensato alla squadra e alla rifinitura di oggi. Noi non facciamo questo lavoro con la paura di, ma con la speranza di. Per raggiungere l’obiettivo serve fare punti, e non basta far bene una singola fase ma anzi serve crescere costantemente e diventare sempre più consapevole e convinto. Ecco perché preferisco progredire passo dopo passo”.
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