C’è un’Italia calcistica che non ama i riflettori, che lavora nell’ombra e costruisce la propria grandezza giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. In questa Italia c’è anche Federico Baschirotto, oggi pilastro della Cremonese, un difensore che incarna alla perfezione la fatica, la dedizione e la passione più autentica del nostro calcio. E forse è proprio per questo che, mai come adesso, la sua convocazione in Nazionale non sarebbe solo meritata, ma anche simbolica.

Dopo gli anni da rivelazione a Lecce, Baschirotto si è calato con naturalezza nel progetto grigiorosso. Nella Cremonese di Davide Nicola, è diventato molto più di un semplice centrale: è il punto di riferimento, la voce che guida la difesa, la certezza che infonde sicurezza nei momenti di tensione. Il suo modo di giocare è un misto di potenza fisica e rigore mentale: ogni contrasto sembra una battaglia da vincere, ogni pallone alto un dovere da conquistare.

A Cremona, Baschirotto ha trovato l’ambiente ideale per esprimere il suo calcio diretto, pulito, sincero. In un campionato dove spesso si privilegia l’estetica alla concretezza, lui è la dimostrazione che l’essenza del difendere è ancora un’arte. Interventi precisi, pochissimi errori, e quella capacità rara di restare lucido anche quando la partita si fa ruvida.

Non sorprende, allora, che si parli di lui in chiave azzurra. Con Gennaro Gattuso sulla panchina della Nazionale, il suo profilo sembra combaciare perfettamente con l’identità che il nuovo CT vuole dare all’Italia: una squadra operaia, grintosa, costruita sul sacrificio e sulla compattezza.
Gattuso conosce bene il valore del sudore e della resilienza. Da giocatore, ha incarnato l’anima di chi non molla mai; da allenatore, sta cercando uomini che condividano la stessa fame. E Baschirotto, con la sua storia che parte dai campi di provincia fino alla Serie A, è esattamente uno di quei profili che parlano la stessa lingua.

La sua stagione con la Cremonese è, ancora una volta, di altissimo livello: sempre titolare, mai una parola fuori posto, e prestazioni che uniscono solidità e carisma. Ha già segnato un paio di gol pesanti, ma è soprattutto in difesa che continua a fare la differenza. È l’uomo che chiude gli spazi, che anticipa, che non si tira indietro nemmeno di fronte agli attaccanti più temuti. E lo fa con una calma che nasce dalla consapevolezza dei propri mezzi.

Forse non ha la costruzione palla a terra di un Bastoni o la pulizia tecnica di un Scalvini, ma Baschirotto offre qualcosa di diverso: garanzia, cuore e sacrificio. Qualità che non sempre finiscono nelle statistiche, ma che ogni allenatore riconosce al primo sguardo.

In un calcio dove si parla tanto di moduli, schemi e algoritmi, la sua storia ricorda che contano ancora il coraggio e la fame. Per questo, la sua eventuale chiamata da parte di Gattuso avrebbe un valore doppio: premierebbe un difensore affidabile e, allo stesso tempo, rilancerebbe un messaggio chiaro.
La Nazionale non deve essere solo il luogo dei talenti più brillanti, ma anche quello di chi rappresenta al meglio lo spirito italiano, fatto di impegno, resistenza e appartenenza.

E allora sì, Federico Baschirotto merita la maglia azzurra. Non per un atto di riconoscenza, ma per quello che dimostra ogni domenica: la serietà di chi lotta, la forza di chi non si arrende, la dignità di chi si è guadagnato tutto passo dopo passo.
Gattuso, che quelle doti le conosce bene, non potrà non accorgersene.

Sezione: News / Data: Mar 04 novembre 2025 alle 10:00
Autore: Redazione TuttoCremonese
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