A voler ricordare il suo trascorso più eclatante ci sarebbe il fatto che, grazie alla sua doppietta, la Cremonese riuscì a stendere l'Inter al Giuseppe Meazza allora ancora Stadio di San Siro. Ma limitare il novero delle tracce indelebili che l'argentino Gustavo Dezotti ha lasciato all'ombra del Torrazzo solo a quest'aspetto sarebbe esagerare per difetto. Ancora oggi, a Cremona, la sua presenza in campo costituisce qualcosa che profuma di buono.
I suoi primi passi nel mondo della sfera di cuoio
Nato a Monte Buey nel 1964, Dezotti vede nei suoi diciotto anni non soltanto il raggiungimento del traguardo della maggiore età, ma anche quello della consapevolezza di potersi guadagnare a vivere prendendo a calci una sfera di cuoio. I Newell's Old Boys che lo accolgono nella loro famiglia nel 1982 ne hanno piena conferma dalle sue prime apparizioni e gli danno ampia fiducia. E i numeri sono lì a certificare il fatto che quella fiducia sia stata ripagata: 195 discese in campo e 37 reti. Il 1978 è proprio l'anno in cui uno dei figli del Newell's Old Boys, Amerigo Ruben Gallego, vince con l'Argentina i mondiali del 1978 grazie al 3-1 rifilato in finale all'Olanda del calcio totale. La squadra darà all'albiceleste, nel corso della storia, un altro campione del mondo, Sergio Omar Almiron che alzerà la Coppa nell'edizione messicana del 1986. Dezotti capisce quindi di essere capitato in una societàdi sicuro rilievo che gli farà spiccare il volo.
Il volo verso l'Italia
Quel volo ha un biglietto con destinazione Roma e ha un colore biancoceleste. Sul retro c'è scritto il nome Lazio ed è in terra capitolina che Gustavo il sognatore si gioca le sue prime speranze di gloria nel calcio tricolore. Ventinove reti e tre gol sono l'eredità che lascia alla squadra in cui milita nella stagione 1988-89 agli ordini tecnici di Giuseppe Materazzi. La fine dell'esperienza all'ombra del Colosseo non è però quella del suo rapporto con il calcio italiano. Dezotti sente profumo di torrone e suono di violini che indicano la sua futura destinazione. la Cremonese.
L'esperienza in grigiorosso
Alla Cremonese approda nel 1989 e ci resterà per cinque stagioni mettendo insieme quello che, dopo l'esperienza con i Newell's Old Boys, resta il suo bottino maggiormente ragguardevole, 154 presenze e cinquantuno reti. A tenerlo a battesimo è una vecchia gloria dell'Inter e della nazionale, il compianto Tarcisio Burnich allora tecnico. Con Gustavo Giagnoni in panchina consente ai grigiorossi con le sue trentadue presenze condite da quattro reti di far riapprodare la Cremonese nel pianeta più luminoso del calcio tricolore. Conosce poi il modo di allenare di un'altra figura molto ricordata e compianta a Cremona, Gigi Simoni con cui alza al cielo la Coppa anglo-italiana e si congeda dalla città del Torrazzo con la salvezza ottenuta grazie al decimo posto.
La parte finale della sua carriera di calciatore
Dezotti si concederà poi altri scampoli di esperienza sul rettangolo verde con i colori di Leon, Atlas, Quilmes e Defensor Sporting dopodiché dichiarerà archiviata la sua carriera di calciatore. Era l'anno 1998. Ma la sua galleria di ricordi, lungi dal limitarsi soltanto all'esperienza con squadre di club, abbraccia anche la nazionale argentina con cui, ai mondiali di Italia 1990 proprio mentre nella Cremonese manifestava il suo luccichio di talento, ottenne il secondo posto nella finale persa per 0-1 contro la Germania, pur se la sua serata fu amara per l'espulsione patita in seguito a un fallo su Kohler. In quella nazionale figurava anche Diego Armando Maradona, suo grande amico. E del Pibe de Oro dirà, alla sua morte, "abbiamo perso un genio".
La Cremonese sempre nel cuore
Lontano da Cremona lontano dal cuore? No. Dezotti l'esperienza in grigiorosso non se l'è affatto dimenticata, tanto da avere continuato a seguire da vicino le gesta della squadra. E quando, nella stagione 2021-22, la società riabbracciò la massima serie dopo un'attesa durata ventisei anni, non mancò di dare anche la sua voce al coro della felicità: "voglio fare i miei complimenti a tutti i ragazzi, dirigenti e tifosi della Cremonese, bentornati in serie A un'altra volta, forza Cremo per sempre". E non vi è dubbio che quel per sempre stia a significare una permanenza di una tinta grigiorossa in un angolo del suo cuore. E, quando lo scorso campionato i colori della Cremona della sfera di cuoio sono tornati a tingere la serie A, ha rinnovato il suo gaudemus con un "bentornati in A". Se servisse un'ulteriore prova del suo amore senza fine per Cremona, calcistica e non, l'ha data tempo fa in un suo messaggio video: "Cremona mi resta sempre nel cuore- il messaggio - lì ho trascorso gli anni più belli della mia vita calcistica".
Dopo la carriera di calciatore
Dopo avere appeso le scarpe al chiodo, Dezotti è tornato al primo amore calcistico ovvero i Newell's Old Boys ricoprendo una serie di incarichi dirigenziali. Nel 2020 inviò al paese dilaniato dal Covid 19 un messaggio di vicinanza prima con la maglia della Lazio e poi della Cremonese.
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