La pesante squalifica inflitta a Franco Vazquez ha acceso un dibattito che va ben oltre il singolo caso. Le dieci giornate di stop comminate al giocatore argentino, con la società lombarda che ha già presentato ricorso, fanno inevitabilmente tornare alla mente episodi passati che hanno visto un trattamento molto differente per situazioni simili, se non più gravi.

Uno dei confronti più evidenti è quello con quanto avvenuto circa un anno fa durante Inter-Napoli a San Siro. Al minuto 60 di quel match, il difensore partenopeo Juan Jesus segnalò all'arbitro La Penna un insulto razzista ricevuto dal nerazzurro Francesco Acerbi. Un episodio gravissimo, soprattutto in un contesto in cui la lotta al razzismo dovrebbe essere una priorità per il calcio italiano. Eppure, il Giudice Sportivo decise di non prendere provvedimenti, e nemmeno il supplemento di indagine della Procura Federale portò a una sanzione.

La decisione scatenò forti polemiche, soprattutto alla luce delle parole dello stesso Acerbi, che in precedenza aveva dichiarato che "non sarebbe corretto fermare le partite per combattere il razzismo". Un'affermazione che alimentò il sospetto di un atteggiamento indulgente nei confronti del difensore interista. La mancata squalifica di Acerbi si scontra con la severità usata in altri casi: basti ricordare la sanzione inflitta a Michele Marconi del Pisa qualche anno fa per un episodio analogo, anch'essa di dieci giornate.

Questo doppio standard solleva interrogativi sull'uniformità dei giudizi e sull'efficacia delle norme disciplinari. Se da una parte si colpiscono duramente alcuni comportamenti, dall'altra si tende a chiudere un occhio su episodi che, per la loro gravità, meriterebbero punizioni esemplari. La questione Vazquez, dunque, non è solo un caso isolato, ma il sintomo di un sistema che appare sempre più incoerente e poco trasparente.

La speranza è che il ricorso della Cremonese porti a una riflessione più ampia su come vengono gestite le squalifiche nel calcio italiano. Perché senza equità e coerenza nelle decisioni disciplinari, la credibilità dell'intero sistema ne esce inevitabilmente compromessa.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 13 marzo 2025 alle 15:00
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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